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Vigilare navigando nelle rotte mediatiche   versione testuale

di Mons. Domenico Pompili

Reggio Emilia, 17 settembre 2010
 
We are such stuff
As dreams are made of;
and our little life
Is rounded with a sleepe

  (Shakespeare, La tempesta, IV, 1)
 
(“Siam fatti della stessa materia di cui son fatti i sogni, e la nostra piccola vita è circondata dal sonno”)

Queste parole, pronunciate da Prospero nella Tempesta di Shakespeare e vampirizzate da una recente pubblicità di automobili (che non a caso rimuove la seconda parte della citazione), ci richiamano il legame tra sogno e sonno, tra immersione in una condizione di assoluto abbandono all’immaginazione, alla fantasia, all’irrealtà e uno stato di totale passività, inattività e anche vulnerabilità, per quanto a volte piacevole. L’assenza di veglia, di consapevolezza, di intenzionalità genera uno stato di torpore che McLuhan chiama “narcosi”, e che ci rende incapaci di cogliere le opportunità dell’ambiente che ci circonda, scivolando invece in un adattamento supino alle sue caratteristiche. La narcosi, per McLuhan, ci rende servomeccanismi dei sistemi che noi stessi abbiamo costruito e ci trasforma in “idioti tecnologici”, talmente immersi in uno stato onirico ed euforico dove la tecnologia sembra realizzare magicamente tutti i nostri sogni da non renderci conto dei rischi che questo stesso ambiente comporta, né di saperne cogliere pienamente le opportunità, cosa che riesce solo se si è ben svegli.

Mai dunque come in questo momento in cui la tecnologia assume la funzione magica di realizzatrice immediata di sogni (come scriveva l’antropologo italiano Ernesto de Martino, la magia “azzera l’intervallo tra desiderio e realizzazione”) diventa importante vigilare.

 
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