Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell'era crossmediale. Roma, dal 22 al 24 aprile 2010. vai al contenuto
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Giaccardi: i giovani stanno in rete per relazionarsi 
I giovani usano i media digitali per relazionarsi, più che per consultare materiali o per produrli. È questo uno dei dati che emerge dalla ricerca “Relazioni comunicative e affettive dei giovani nello scenario digitale”, presentata nel corso della seconda sessione del Convegno “Testimoni digitali”. “I giovani gestiscono le proprie relazioni online secondo quattro modalità: relazionale-organizzativa (finalizzata all’incontro offline); relazionale-denotativa (il conversare su qualcosa); relazionale-monitorante (vedere cosa fanno gli altri) e relazionale-fàtica (chiacchierare senza altro scopo che mantenere la relazione)”, ha spiegato Chiara Giaccardi, docente all’Università Cattolica di Milano e curatrice della ricerca. “La dimensione performativa legata all'uso delle tecnologie della comunicazione è intensa ma non centrale”, ha continuato sottolineando che più che soggetti che producono contenuti in prima persona “i giovani tendono a condividere contenuti proposti da altri, specie attraverso gli spazi semi-pubblici dei social network (gruppi, commenti, video)”.
Risulta invece “marginale” l’uso inteso come consultazione: “siamo di fronte a soggetti – ha osservato la docente - che, nel mare magnum della rete, fruiscono prevalentemente di contenuti derivanti dalle segnalazioni dei propri contatti on-line che si trasformano nei principali gatekeepers dei contenuti in Internet”. Appare “marginale” anche l’uso dei giochi on-line, specialmente se complessi. “I giochi di Facebook – ha rilevato Chiara Giaccardi - rappresentano l'attività ludica più diffusa e spesso rappresentano in sé un modo ulteriore per ampliare la propria cerchia relazionale online. Altrettanto diffuso appare il ricorso ad alcuni giochi in flash, fruiti prevalentemente come passatempo nostalgico”.
“I social network sia gli strumenti di messaggistica istantanea si dimostrano strumenti straordinari di organizzazione affettiva”, ha aggiunto la prof. Giaccardi ribadendo che “i social media sembrano aiutare i soggetti a ‘prendersi cura’ delle diverse cerchie amicali consolidate”. Ma anche per “mantenere il contatto con amici che non si frequentano più spesso, ma che si considerano centrali nel proprio orizzonte affettivo”. In generale, ha continuato la docente, emerge “una discreta maturità nella gestione e controllo dei propri contatti online” e “una complessiva diffidenza verso le persone non conosciute o prive di amicizie comuni”.
Risulta invece “marginale” l’uso inteso come consultazione: “siamo di fronte a soggetti – ha osservato la docente - che, nel mare magnum della rete, fruiscono prevalentemente di contenuti derivanti dalle segnalazioni dei propri contatti on-line che si trasformano nei principali gatekeepers dei contenuti in Internet”. Appare “marginale” anche l’uso dei giochi on-line, specialmente se complessi. “I giochi di Facebook – ha rilevato Chiara Giaccardi - rappresentano l'attività ludica più diffusa e spesso rappresentano in sé un modo ulteriore per ampliare la propria cerchia relazionale online. Altrettanto diffuso appare il ricorso ad alcuni giochi in flash, fruiti prevalentemente come passatempo nostalgico”.
“I social network sia gli strumenti di messaggistica istantanea si dimostrano strumenti straordinari di organizzazione affettiva”, ha aggiunto la prof. Giaccardi ribadendo che “i social media sembrano aiutare i soggetti a ‘prendersi cura’ delle diverse cerchie amicali consolidate”. Ma anche per “mantenere il contatto con amici che non si frequentano più spesso, ma che si considerano centrali nel proprio orizzonte affettivo”. In generale, ha continuato la docente, emerge “una discreta maturità nella gestione e controllo dei propri contatti online” e “una complessiva diffidenza verso le persone non conosciute o prive di amicizie comuni”.
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