Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell'era crossmediale. Roma, dal 22 al 24 aprile 2010. vai al contenuto
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Giaccardi: dall'indagine emerge l'ampiezza della rete amicale 
Dalle interviste, condotte telefonicamente su un campione di 50 soggetti - lavoratori e studenti - distribuiti sul territorio nazionale, sono emerse inoltre “due modalità prevalenti di gestione dell’identità in rete: esibizione (che è trasparenza, più che esibizionismo), e nascondimento/ controllo”. “L’esibizione - ha osservato la prof. Giaccardi - passa attraverso il numero e il tipo di contatti: l’ampiezza della rete amicale (in termini quantitativi di numero di connessioni) ma anche le caratteristiche di tale rete (la presenza di molte belle ragazze, per i maschi, per esempio, ma non solo), diventano un elemento da esibire e di cui vantarsi, una sorta di portfolio da mostrare agli amici e su cui costruire una propria reputazione”. Ma l’esibizione passa pure “da un uso spregiudicato delle impostazioni di privacy: la reperibilità e riconoscibilità è legata alla necessità di offrire il maggior numero possibile di informazioni su di sé ai potenziali amici non ancora appartenente alla propria rete di contatti”. Le strategie di nascondimento invece, ha continuato la ricercatrice, “passano da una profonda attenzione delle dinamiche di apertura del profilo (la possibilità o meno che soggetti terzi possano accedere alle informazioni) e da una gestione attenta dei contenuti e informazioni caricate, soprattutto presso il campione femminile”. In quest’ottica, “si sceglie con attenzione il materiale da pubblicare, si cerca di dare di sé informazioni chiare, complete, si monitora e quando necessario si censurano interventi altrui nel proprio profilo”. Il tutto “per dare di sé un’immagine desiderabile”, ma anche per evitare “di finire vittime di equivoci”. (S.C.)
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